giovedì 1 settembre 2011

Descrizione del progetto Unità di Napoli

Descrizione del progetto e dei compiti dell'Unità di Ricerca

Nell’ambito più generale del progetto sul deficit di rappresentanza che tocca ad occupati marginali o a rischio di marginalità ed esclusione sociale, l’unità locale di Napoli “Federico II” intende analizzare alcune figure di occupati precari che, particolarmente significative nel mercato del lavoro campano, appaiono tuttavia di interesse generale anche a livello di Paese nel suo complesso. A tale riguardo occorre infatti sottolineare che la Campania rappresenta un osservatorio di particolare interesse per le tematiche attinenti le trasformazioni del mercato del lavoro e per le nuove forme di occupazione che in esse trovano un quadro particolarmente congruo. In questa regione si registrano sin dagli anni '80 fenomeni intensi di ristrutturazione dell'economia in una cornice di costante eccedenza relativa dell'offerta di lavoro e di progressiva diminuzione del numero degli occupati, in particolare delle donne e dei giovani. Si vedano, al riguardo, alcuni indicatori: in base agli ultimi dati di Contabilità regionale (Istat, 2008), il prodotto lordo annuo pro capite della Campania nel 2007 era pari a €14.764 contro un valore medio nazionale di €22.660. Nel 2009, sulla base delle Rilevazione continua sulle forze di lavoro (Istat, 2009) il tasso d’occupazione per i maschi è del 55% e per le femmine del 26%, a fronte della media nazionale rispettivamente del 69% e 46%, mentre il tasso di tasso di povertà relativa raggiunge il 25% a fronte di una percentuale di poco superiore al 10% per quanto riguarda il paese nel suo complesso e che si aggira intorno al 5% per le regioni del Nord dell’Italia (CIES, 2009).
Sempre sulla base dei dati dell’Istat relativi al 2008 (ultimo anno disponibile) si nota come la provincia di Napoli sia – fra le dodici più grandi dell’Italia – quella dove il tasso di occupazione è il più basso (39,8%), solo una donna in età di lavoro su quattro (24,2%) è occupata. In questo contesto, pertanto, i livelli allarmanti di disoccupazione, di estensione del lavoro precario e di bassa partecipazione al mercato del lavoro che si registrano attualmente devono essere considerati il risultato di queste trasformazioni di lungo periodo e non solo un effetto della crisi economica in corso, che evidentemente ha portato il proprio pesante contributo a questa realtà, che conferma comunque una tendenza negativa già iniziata da tempo (Maddaloni, 2000). La Campania (Banca di Italia, 2008) si trova pertanto ad affrontare gli effetti della crisi partendo da condizioni di debolezza strutturale particolarmente acute nel comparto industriale. In questo quadro si inserisce anche un notevole effetto di scoraggiamento che porta una quota consistente di persone – in larga parte donne - a fuoriuscire dal mercato del lavoro.
Appare dunque evidente che a Napoli, come più in generale anche nel Mezzogiorno, sta avvenendo un depauperamento complessivo della struttura sociale ed economica: il fatto che il calo di occupazione non si riversi nella crescita della disoccupazione indica ad esempio che gli ammortizzatori sociali al Sud sono probabilmente meno utilizzati e che la perdita di lavoro sta investendo, in misura maggiore che altrove, una popolazione occupata precariamente che non ha maturato i requisiti di accesso alle indennità di disoccupazione.
All’interno del variegato insieme di soggetti collocati al di fuori dei rapporti di impiego subordinato di tipo standard (lavoratori con contratti di collaborazione, interinali, part-time, a tempo determinato, le cosiddette “partite IVA” e, più in generale, le figure professionali a cavallo tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo e tra quello formale e il lavoro informale) sono stati individuati tre gruppi di lavoratori precari che hanno un peso significativo nell’area ed evidenziano altresì gravi problemi di rappresentanza collettiva che confliggono con le sue forme tipiche, così come siamo abituati a concepirle tradizionalmente: occupati precari giovani e con titolo di studio elevato, lavoratori pendolari a lungo raggio e immigrati in agricoltura.
Si pone dunque un’esigenza di indagine approfondita sulle forme che questo tessuto di lavoratori, così parcellizzato e scarsamente rappresentato, individua concretamente a tutela dei propri interessi di lavoro. Ciò però implica prioritariamente un’indagine indirizzata a meglio definire quali siano concretamente le diverse condizioni di lavoro dei tre gruppi di lavoratori prescelti nel contesto regionale. E’ bene sottolineare, al riguardo, che non ci si riferirà necessariamente all’area di lavori e mansioni a bassa qualificazione, ma si potranno anche investire sacche di lavoro qualificato e persino altamente qualificato.
La ricerca si articolerà in tre fasi. La prima fase sarà volta, anzitutto, ad una ricostruzione delle caratteristiche del mercato del lavoro campano nell’ambito delle trasformazioni generali che interessano l’Italia e alla individuazione in esso della consistenza e delle dinamiche delle categorie sulle quali è apparso più opportuno concentrare l’indagine di campo. Tale ricostruzione sarà effettuata lungo due linee principali:
a) analisi dei dati istituzionali, che utilizzerà anche quanto prodotto dall’unità locale di Milano-Bicocca, e sarà basata su fonti Eurostat, Istat, Isfol e Banca d’Italia ; b) interviste (da 5 a 10) ad osservatori privilegiati estratti sia dal mondo sindacale, che da quello istituzionale e dell’associazionismo, per definire meglio le caratteristiche delle tre tipologie di lavoro prescelte, la loro dislocazione nel quadro più generale del lavoro precario nella regione, le specifiche problematiche che i tre gruppi di soggetti esprimono a livello di rappresentanza.
La seconda fase dovrà, proprio per il carattere esplorativo e, in qualche modo, tipizzante che si intende attribuire a questo lavoro di ricerca, consistere in un’inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro delle specifiche tipologie di lavoratrici e lavoratori precari prescelte. Questa fase di ricerca include la raccolta di 150 interviste, di cui 45 per ogni gruppo di lavoratori precari tra i tre indicati in precedenza e 15 tra gli eventuali responsabili di forme organizzative intese, direttamente o indirettamente, alla rappresentanza degli interessi di questi gruppi. Le interviste saranno, almeno in parte, di tipo qualitativo. Infatti questo appare essere lo strumento più idoneo per poter cogliere tanto le problematiche così come espresse direttamente dagli interessati, quanto anche la domanda effettiva di rappresentanza, quanto infine il loro livello di consapevolezza dell’esigenza di essere organizzati e tutelati e conseguentemente
le azioni e le strategie messe in atto in relazione ad essa (è proprio in questa fase della ricerca che verranno esplorate anche le strategie di rappresentanza attraverso mediazione politica). Verranno, quindi, ad essere studiati i percorsi di vita lavorativa volti a ricostruire, oltre alle caratteristiche personali e familiari degli intervistati, i rapporti sul luogo di lavoro, l’importanza che il lavoro riveste nella formazione della identità di questi soggetti, come essi si rapportano a forme di identità collettive formali e informali, condizioni di insicurezza economica ecc. Attraverso il racconto della vita di soggetti appartenenti a questi tre gruppi e, ove esistano, attraverso un’analisi delle forme concrete, ancorché embrionali, di loro organizzazione e rappresentanza, si potrà anche giungere ad evidenziarne le eventuali pratiche innovative e le possibili molteplici strategie di tutela. Un aspetto che appare particolarmente interessante poiché si tratta di lavoratori che, in non pochi casi, si caratterizzano anche per una dimensione plurima della loro attività, a volte articolata in aree professionalmente molto distanti. Sotto il profilo specifico della rappresentanza, scopo di questa fase è quello di mettere in luce: a) se e come le esigenze di rappresentanza di questi settori di lavoratori siano soddisfatte e quali siano eventuali esigenze inespresse in questo campo, b) quali siano i rapporti con altri attori attivi sul versante della rappresentanza e con le istituzioni politiche, c) quali siano i profili di eventuali forme improprie, originali e/o embrionali, di accoglimento di quelle esigenze di rappresentanza ovvero come emergano livelli di rappresentanza politica e/o informale e come si strutturino le eventuali specificità di azione di queste organizzazioni.
Se questa fase della ricerca verrà effettuata fondamentalmente attraverso lo strumento dell’intervista in profondità, essa sarà altresì sarà supportata da una pluralità di mezzi, eventualmente combinati fra di loro, che vanno dal filmato, alla storia di vita lavorativa al micro-focus group. A questo fine saranno anche prese in considerazione, ove possibile, le reti (formali o, più probabilmente, informali) promosse ed agite da questi soggetti, in forma deliberata o di fatto, per scambio di informazioni o altre forme di solidarietà, in materia di tutela e rappresentanza dei propri diritti come lavoratori. Si terrà inoltre conto di forme di interazione casuale nella vita quotidiana del tipo di quelle descritte da Doreen Massey (2005) ricorrendo alla locuzione thrown together (letteralmente "fatti incontrare per caso"). Da questo possono scaturire forme di negoziazione e di mobilitazione collettiva costruite proprio a partire dalle differenze, in questo caso relative alle diverse esperienza lavorative e forme di tutela contrattuale e sindacale più che alla appartenenza a differenti comunità etniche e nazionali, anche se quest’ultimo aspetto può nel nostro contesto di ricerca assumere rilevanza in relazione agli occupati in agricoltura che costituiscono uno dei tre gruppi selezionati.
Risultati attesi e loro diffusione Le questioni che saranno affrontate nel progetto sono di interesse per un largo insieme di soggetti: ricercatori, stakeholders, istituzioni locali di welfare, organizzazioni come sindacati e comunità locali. Con la ricerca si intende dare un contributo allo sviluppo della ricerca sociale, alla attuazione di politiche locali innovative e alla definizione di programmi amministrativi.
I principali risultati attesi a. Apportare un contributo originale alla letteratura sulle forme di rappresentanza e di azione collettiva. Il progetto si propone di fornire una rassegna dei temi di ricerca, dei risultati e delle metodologie nel campo della rappresentazione sociale e della azione collettiva allo scopo di apportare miglioramenti nel campo delle definizioni teoriche e delle metodologie adottate. b. Fornire un supporto teorico alle politiche relative al tema affrontato. Una parte importante della ricerca si propone l’obiettivo di contribuire alla definizione e alla attuazione di politiche sociali e di operare come supporto per forme di azione collettiva e per iniziative pubbliche locali.
In aggiunta a ciò il progetto svilupperà modi comunicazione, disseminazione e eventualmente di formazione, i quali saranno decisi e attuati di concerto con le altre unità di ricerca. Saranno anche presi in considerazione forum di discussione e opportunità di pubblicazioni che possono contribuire alla diffusione dei risultati. Altre attività rivolte a promuovere la disseminazione dei risultati e a la comunicazione entro cerchie più ampie di soggetti potenzialmente interessati ad essi sono:
1) Trasferimento di conoscenze: saranno utilizzate mailing list elettroniche, sia locali che elettroniche, relative al progetto. I principali mezzi di comunicazione e di disseminazione saranno seminari e incontri a livello locale, dove i risultati del progetto potranno essere discussi e valutati
2) Il web: Oltre che attraverso le mailing lists, sarà possible accedere ai paper mediante un sito web strutturato in senso cronologico e indicizzato per tag, dove saranno condivisi e discussi gli avanzamenti della ricerca, saranno pubblicati i paper intermedi, le slides e i brevi filmati relativi alle interviste del lavoro sul campo
3) Pubblicazioni a stampa: saranno un ulteriore veicolo di comunicazione per specifici destinatari interessati al
progetto (ricercatori, parti interessate ecc). Esse comprenderanno articoli su pubblicazioni scientifiche, (tradizionali e on-line), atti di seminari o convegno e un libro. 4) Formazione e altri eventi: i risultati della ricerca saranno presentati a convegni, seminari, corsi universitari e incontri con parti interessate, modulando le informazioni e il loro livello di approfondimento secondo le domande e le inclinazioni delle differenti sedi e dei relativi pubblici.

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